GRAN CASINO' SPADA

Ingresso libero

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    CONTINUA DA: Luoghi cittadini -Città -Les tresor de Nadiya

    Dopo essere entrata nella sala mi guardai intorno

    vedo talmente tante cose interessanti che non so nemmeno da dove cominciare

    Durante il viaggio in taxi avevo indossato la maschera, mi ero anche saziata col sangue gentilmente offerto dall'autista, persino mentre guidata

    dio benedica il cambio manuale

    C'era uno splendido buffè sistemato su un tavolo lunghissimo al bordo della pista da ballo, una piramide di fragole era proprio al centro, ovviamente non potei non prendere quella in cima

    Gif-katherine-pierce-26891954-500-272

    Un tipo biondo con una maschera argentata che gli copriva solo metà viso, mi accarezzo il braccio e mi fece segno di andare a ballare.

    perché no una signora ha bisogno di un po di intrattenimento

    Gli permisi di guidarmi al centro della pista da ballo, una musica lenta riempiva di note la sala, con eleganza il tipo mise il suo braccio sulla mia schiena e l'altro braccio rimase teso per guidare la mia mano e il ballo, cominciammo a muoverci e rimasi sorpresa da come ci sapesse fare

    mi piacciono gli uomini che sanno ballare

    Mi attirò più vicino a se e sentii la sua mano scendere piano piano lungo la mia schiena

    attento a non superare il limite tesoro... Senza il mio permesso... Non sai con chi hai a che fare...

    Si fermò appena sopra il mio fondoschiena, il lento terminò e la sua stretta si allentò lasciandomi libera, fece un piccolo inchino e io feci altrettanto, mi avvicina e gli diedi un piccolo bacio sulla guancia che aveva libera vista la maschera.
    Lo lasciai sulla pista da ballo e andai verso il bancone del bar
     
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  2. Shaogorath
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    salto il turno, mi spiace ma non riesco a ruolare :(
     
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  3. **Miss_Tegan**
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    :Tegan.png:

    Ci mettemmo su dei divanetti vicino al buffet dove vicino a noi c'era un ragazzo che si stava guardando intorno.
    La mia dolce Elise guardandomi mi disse che assomiglia a me quando sono con gli altri membri dell'Ordine.

    << Non credo proprio tesoro al massimo potrebbe essere come un cane che cerca il suo osso. Non mi assomiglia per nulla non confonderti in questo.>>

    Detto questo le strinsi la mano che mi stava a sua volta tenendo e le strizzai l'occhio.

    Spero vivamente che non crei problemi in nessun modo.

    E cercando di non farmi notare poso lo sguardo dove lo poggia lui per capire chi sta cercando ma sembra nessuno in particolare. Staremo a vedere.

     
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    Shaogorath non ti preoccupare, grazie di averci avvertito ;)

    ecco i nuovi turni
    Anderson
    Zalera
    Damon
    Malacath
    Beatrix
    Elise
    Katherine
    Azumah
    Tegan



    Edited by shadygirl11 - 12/2/2015, 17:58
     
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    :Anderson.png:

    Una coppia si sedette vicino a me. L'uomo era sicuramente una creatura soprannaturale, mentre la donna... non ne ero sicuro, c'erano troppi esseri oscuri lì dentro e faticavo a capire chi era umano e chi non lo era. Mi alzai, lasciando loro il mio posto così che potessero stare più comodi e salutandoli con un cenno del capo. In realtà non era stato proprio un gesto di cortesia, ero semplicemente stufo di aspettare e cercare inutilmente il mio obiettivo. L'idea di identificare qualcuno ad un ballo in maschera non era stata elle migliori, dovevo ammetterlo!
    Mi avvicinai al bancone del bar e appoggiai i gomiti. Il barista, uno dei pochi esseri umani lì dentro, mi sorrise ed esclamò:

    < Hey, bella maschera, amico! Ma sei sicuro di riuscire a bere con quella?>

    Sorrisi, anche se non poteva vederlo perché la maschera copriva tutto il mio volto.

    < Sapresti indicarmi il proprietario?>

    gli domandai alzando la voce per farmi sentire nel baccano. Lui scosse la testa.

    < Mi dispiace, sei già il secondo che me lo chiede stasera. Non l'ho ancora visto, è strano, di solito è abbastanza puntuale, soprattutto se è lui ad organizzare gli eventi.>

    Lo ringrazia ugualmente e mi allontanai, tornando a gettarmi nella folla. Il mezzosangue non era nel suo covo. Decisi di attendere ancora qualche minuto, altrimenti avrei optato per un altro bersaglio.
    Notai una giovane donna da sola, con un bicchiere di champagne tra le mani. Stava guardando verso l'entrata, forse attendeva qualcuno. Mi avvicinai a lei, incuriosito. I corti capelli scuri incorniciavano il volto mascherato, mentre un elegante abitino fasciava il suo corpo snello.
    Non riuscivo a capire cosa fosse. Il mio corpo reagiva in maniera diversa rispetto a quando avevo di fronte demoni o vampiri, tuttavia ero più che sicuro che non fosse umana.

    < Aspetti qualcuno?>

    le domandai senza invadere il suo spazio vitale. Mi incuriosiva, e volevo scoprire che creatura fosse.
     
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    :Zalera.png:

    Il proprietario del casinò tardava ad arrivare e io mi stavo spazientendo. A peggiorare ulteriormente la situazione fu il mio cellulare che cominciò a vibrare nella mia borsetta. Mi avviai verso la terrazza per riuscire a rispondere lontano dalla confusione. Notai però che era già occupata da una coppia e preferii non disturbarli. Uscii direttamente dal casinò e finalmente risposi. Era il mio agente, l'uomo che curava la mia carriera di cantante lirica.

    < Signorina Holopainen, come da lei richiesto abbiamo fatto portare tutti i suoi averi nella casa da poco comprata. E' una villetta sul promontorio, lontana dalla città e immersa nella natura, un luogo tranquillo come desiderava.>

    < Ottimo. Ho un altro compito per te: devi mandare una mail al signor Alexandre Spada, proprietario del teatro di Littoria. Voglio fare un concerto, mettiti d'accordo con lui e organizzalo il prima possibile.>>

    ordinai. Se non riuscivo a parlarci di persona, avrei fatto in un altro modo.

    < Mi scusi se mi permetto, ma un suo concerto in una cittadina così sconosciuta? Non mi sembra una buona...>

    < Chi firma i tuoi assegni? Esatto, io, quindi datti da fare!>

    Spensi la comunicazione e sospirai. Gli esseri umani erano veramente insopportabili a volte, non capivo perché nostro padre li amasse così tanto!
    Abbandonai la festa, dirigendomi verso la mia nuova casa.

    CONTINUA IN LUOGHI NATURALI - PROMONTORIO - DIMORA HOLOPAINEN
     
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  7. **Miss_Tegan**
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    @ Shady

    nella lista turni manca il mio Tegan :(
     
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    Scusami Giadina non l'avevo disegnato perché ero partita da lui a contare ^^ lo inserisco subito ;)
     
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    CONTINUA DA LUOGHI CITTADINI - VIALE - FABBRICA ABBANDONATA.

    Mi feci venire a prendere da Marcel, uno dei tanti miei figli che da poco si erano ricongiunti al bacio, presi posto nel sedile posteriore tra Flavio e Legione, entrambi privi di sensi, a Lyliane invece toccò l’unico posto disponibile, quello accanto al vampiro da un occhio solo, l’altro glielo avevo cavato io quando era ancora umano.
    Giunti nel garage sotterraneo del Casinò, lasciai che i miei uomini si occupassero di trasferire il mio témoin ed il coglione del consigliere nella suite sull’attico dell’imponente struttura… io e mia sorella prendemmo l’ascensore. Non una parola ci eravamo scambiati una volta lasciata l’ex fabbrica di tabacco e terminato il rituale i nostri occhi non si erano incrociati nemmeno una volta.

    Entrambe le mani in tasca e schiena poggiata sul metallo ghiacciato del vano dell’ascensore, sentivo che ogni cellula stava fagocitando il Male, era come un virus devastante, lo inglobavano al loro interno per procurarsi le sostanze nutritive di cui avevano bisogno... all’esplosione. L’angusto abitacolo saturo della promiscua fragranza di femmina gravida stuprava le narici, l’odore penetrava fin dentro i polmoni sciogliendo i tessuti come se fosse acido. Fui costretto ad avvicinare il fazzoletto di seta, che avevo nella tasca del pantalone, alla bocca. Ero in preda alla nausea ed alle vertigini, il mio stomaco stritolato come carta stagnola.
    Il seme aveva attecchito e nel giro di 30-40 giorni mia sorella avrebbe dato alla luce quella… cosa. Quel poco di dignità che mi era rimasta, in questa serata maledetta, mi impedì di accasciarmi a terra e vomitare l’anima.

    << Dovremmo consegnarlo. >>, si accarezzò il ventre piatto ma già gonfio, il capo era abbassato ed i lunghi capelli corvini le nascondevano il viso.

    Le fui addosso, la mano si strinse alla gola, il corpo penzolava a diversi centimetri da terra schiacciato alla parete di metallo dell’ascensore, l’impulso di smembrarla e ridurla a pezzi era irrefrenabile, ero come quando si gonfia un palloncino con dell’acqua che si dilata ..si dilata.. si dilata ancora, fino a quando non scoppia. La rabbia stava raggiungendo il punto di rottura.

    << Cosa dovrebbe impedirmi di sventrarti e strozzarti con il tuo stesso intestino? >> le urlai contro, ogni parola animata di furore e disgusto.

    I polmoni stavano bruciando le piccole dosi di ossigeno che le erano rimaste, scalciava. Ad occhi sgranati e terrorizzati cercava in tutti i modi di sottrarsi alla stretta delle mie dita che come artigli le si erano conficcate nella trachea.

    << Odiarti Lyliane non mi basta più. >> le sussurrai gelidamente ad un centimetro dalla faccia.

    L’ascensore arrestò la corsa all’ultimo piano aprendo le porte nella mia casa. Alcuni dei miei vampiri attendevano impassibili i miei ordini nell’atrio, parevano statue di cera immobili e inoffensive, ma ognuno di loro non erano altro che sicari professionisti e brutali assassini pronti ad uccidere.

    Mi staccai da mia sorella che si accasciò a terra come una bambola rotta, feci cenno ai primi due di scortarla e di tenerla d’occhio. Valentine mi comunicò che avevano sistemato Flavio nella stanza degli ospiti e che Damien stava provvedendo a nutrirlo e a suturare le ferite. I problemi non venivano mai da soli e non sapevo ancora come affrontare la questione del mio creatore, ospitarlo per un breve periodo andava bene, ma tenerlo con me era fuori questione. Ci saremmo distrutti a vicenda, non avrei mai potuto soddisfare la sua brama ed i suoi bisogni, non potevo essergli fedele, in alcun modo.

    << Nella cassaforte prendi una boccetta di sangue. E’ l’unica, non puoi sbagliare. Dalla a Damien. Lui saprà cosa farne. >> lo liquidai velocemente.

    L’antidoto per il veleno di Medusa era il sangue di Drago, la dose non sarebbe bastata, ma l’avrebbe tenuto in vita. Se non riuscissi a procurarmene dell’altro per Flavio non ci sarebbero state possibilità di guarigione con conseguenze letali per un immortale.
    Restai alcuni secondi immobile a riflettere. Mi ero ripromesso di risolvere un problema alla volta. Contare fino a dieci, mi aiutava a sbollire dalla rabbia perché abbandonarmi all’ira non avrebbe risolto i problemi.

    Mi spogliai della giacca di pelle e la deposi sullo schienale del divano, sollevai le maniche della camicia bianca dopo aver minuziosamente liberato i bottoni dalle asole sui polsi. Se avessi mantenuto la calma anche i miei uomini sarebbero stati più efficienti, era un dato di fatto, i mie figli venivano risucchiati dai miei sentimenti grazie al legame di sangue e dalla magia che intercorreva tra figlio-creatore. Con passo lento e letale andai ad incontrare Legione.

    L’umano che ospitava l’essenza demoniaca del consigliere di Lucifero sedeva su una sedia al centro di un pentagono impresso nel marmo, che accompagnato a dei simboli specifici, impediva lo spirito di lasciare il corpo mortale. La testa era accasciata all’indietro in una posizione del tutto innaturale, per le fratture riportare alle vertebre cervicali l’umano era in fin di vita, ma l’ospite era vivo e potente come non mai.
    Una risata di una malvagità tale da scavarti lo stomaco, come se un parassita si stesse facendo strada all’interno per trovare la via di fuga, mi fece gelare il sangue. Lo vidi portare il capo in posizione verticale accompagnato dallo scricchiolio delle ossa, gli occhi inumani puntavano nei miei.

    << La tua ribellione ti costerà la vita. Consegnaci la femmina e forse il tuo Signore avrà pietà di te. >>

    Gli sputai dritto in faccia ed incurvai le labbra agli angoli della bocca in un sorriso sprezzante.

    << Che il tuo Signore si fotta. La pietà. Non so che sapore abbia. >>

    << Sei un morto che cammina, mezzosangue. >> , l’ultima parola era carica di disprezzo e sdegno, gli ibridi non erano considerati degni di esercitare alcun potere nei gironi infernali.

    Entrai dentro il pentagono, alle spalle del consigliere, gli strattonai la testa indietro afferrando i capelli fino a strapparli dal cuoio capelluto.

    << Parlami del bambino. >> ringhiai accanto al suo orecchio.

    << Tuo padre ha pagato per questo. La sua stirpe soccomberà alla medesima fine.>>

    Il demone prese a sghignazzare, la morte di Astaroth evidentemente lo aveva divertito. Non provai nulla per colui che mi aveva messo al mondo, abbandonato e manipolato per servire i suoi fini.

    << Vuoi la sua testa come ricordo? >>

    Mi allontanai solo dopo avergli sferrato un cazzotto in faccia, il contraccolpo fece rovesciare la sedia all’indietro. Non era saggio diventare nemico dell’inferno… mi avrebbero perseguitato fino a quando non avessero schiacciato come insetti tutta la mia gente per arrivare a me e condannarmi ad una fine peggiore di quella che era toccata a mio padre.

    … ma io non ero un uomo saggio. Non lo sono mai stato.

    Presi una siringa e risucchiai il liquido di una boccetta riempiendola tutta. Mi voltai verso Legione che con sola forza di volontà era riuscito a riposizionare la sedia.

    << Droga o magia non ti serviranno a farmi parlare. >>

    Mi avvicinai e gli scopri il braccio, l’ago bucò la pelle ed il liquido fu iniettato in vena.
    Urla mostruose fuoriuscirono dalla gola di Legione. Prese a muoversi in preda alle convulsioni. Le vene lungo il braccio divennero visibili e presero una bella colorazione scura, quasi nera. Stava bruciando dall’interno.

    << Voglio la tua sofferenza. >>

    Ripetei l’operazione all’altro braccio svuotando completamente la siringa.

    Le urla disumane riempirono la mia casa con piacevoli note di indicibile dolore. Amavo quel suono. Amavo far del male. Amavo essere me stesso.

    << Co- cos’è? >> mi disse con voce stozzata.

    << Semplice acqua benedetta. >>

    Gli aprì le gambe facendo pressione con le mie ginocchia.

    << Uno dei punti deboli della possessione è l’incapacità di scindere la sofferenza del corpo ospite dalla propria. >>

    Sfoderai un pugnale e squarciai i pantaloni. Afferrai entrambi i testicoli nella mano.

    << Dimmi del bambino. Perché lo vuole morto? >>

    I miei occhi lucidi dall’eccitazione del potere oscuro. Non era dovuto solo alla mia natura ma a secoli di sofferenze che avevano ridotto a brandelli la mia anima consumata dalla disperazione e dalla impossibilità di tenere a freno i miei appetiti.
    Il consigliere non fiatò ed io gli strappai le palle con la sola forza della mia mano, seguirono altre grida più potenti delle precedenti.

    << Vi farò a pezzi. Tutti quanti. Dal primo all’ultimo demone che busserà alla mia porta. Sarete voi a pagare per avermi usato, solo allora capirete cosa realmente sono e chi vi siete messi contro.>>

    La punta del pugnale affondò nel petto del consigliere, le mie dita si fecero strada nello squarcio e raggiunsero il cuore. Batteva ancora, lo afferrai con delicatezza per poi strapparlo dalla gabbia toracica. Il demone svenne dal dolore straziante, non aveva più fiato o voce per urlare, ma non era morto. Non avrei potuto ammazzarlo a meno che non avessi avuto tra le mani il suo corpo immortale.

    Mi avvicinai all’altro cadavere che giaceva nella stanza. Quello di John, il mio servo trapassato alcune ore prima dal potere delle urla di Iris trasformata in spirito vendicativo, una banshee. Giaceva a terra, mi inginocchiai e gli aprì il petto facendomi strada con la punta della lama. Estrassi il cuore e lo sostituii con quello nuovo preso dal corpo ospite di Legione. Era stato un servo devoto e si era guadagnato l’immortalità. Cosi mi spostai sollevai il busto e lo adagiai sopra il mio petto, come a cullarlo, non era un gesto di affetto, quello era l’abbraccio della morte.

    Dilaniai il mio polso con le zanne e glielo accostai alle labbra. Sentivo la negromanzia solleticarmi la pelle e sapevo che al di sotto della camicia il mio tatuaggio aveva preso vita, come un serpente che mi accarezzava strisciando sottopelle.

    << Bevi, figlio mio. Te lo ordino. >>

    Il cuore prese a battere , carne e pelle, nutrite dalla fame insaziabile della morte, si sanarono. John spalancò gli occhi ambrati saturi di potere e si avventò sul polso, saziandosi del mio sangue.

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    << Sei rinato John Russell dalla mia carne immortale. Ripagherai questo dono con fedeltà prostrandoti ai miei piedi per l’eternità. >>

    Gli accarezzai delicatamente il viso e lo strappai dalla mia vena. Era affamato, la sua fame di carne e sangue lo avrebbero accompagnato per il resto dei suoi giorni. Era rinato come necrofago, un divoratore di cadaveri.

    << Che cazzo hai fatto! >> urlò il demone.

    Puntai i miei occhi grigi come lame d’acciaio nei suoi esterrefatti, probabilmente mio padre aveva mantenuto segreti i miei poteri.

    << John divorerà il corpo ospite. Sentirai il dolore della carne strappata a morsi, il suono delle ossa che si frantumano sotto i denti. >> mi leccai le labbra eccitato.

    << Ed io mi godrò lo spettacolo. >>

    Il consigliere si dimenò strattonando le catene.

    Lasciai mio figlio appena nato sul pavimento, era come un cane legato da una catena al braccio del padrone. Aspettava una mia parola per attaccare.

    << Hai un’ultima possibilità per non soffrire. Parlami del bambino. >> mi sedetti sul divano posto di fronte a lui.

    << Fottiti mezzosangue! >> inveì il consigliere di Lucifero.

    Un sorriso crudele si disegnò sulle mie labbra.

    << Sbranalo, John! >>

    Il mio servò gli si avventò addosso, con le fauci di un predatore prese a divorare il corpo ospite di Legione. Frantumando le ossa, strappando la carne con i denti, inghiottendo le interiora come se fossero la più prelibata delle pietanze.

    Mi versai dello champagne in un flûte di cristallo e guardai la scena, l’alcool aveva il sapore della vendetta. Vendetta che avrei consumato fino a quando ogni pezzo di merda dell’inferno che aveva avuto un ruolo nella mia unione con Lyliane non fosse morto.
    Mi alzai solo quando non rimasero altro che vestiti e sangue all’interno del pentagono, senza un corpo e impossibilitato a uscire all’esterno del cerchio, Legione fu costretto a sprofondare negli abissi degli inferi. Tra gli indumenti lacerati notai un piccolo oggetto luccicante. Lo raccolsi, me lo rigirai nel palmo della mano. Era un anello, un sigillo. Quello della mia stirpe appartenuto a mio padre Astaroth.
    Un posto nel consiglio si era liberato e per le leggi infernali dovevo occuparlo io. Lo lanciai sul tavolino di vetro e mi gettai sul divano. La testa mi martellava dolorosamente come se avessi tante lame affilate conficcate nel cervello.

    Chiamai Valentine e gli ordinai di portarmi mia sorella.

    Cosa dovevo fare con lei. Ucciderla? Strapparle dal ventre quell’abominio che si stava sviluppando all’interno?

    Presi la testa tra le mani incapace di far cessare quel dolore insopportabile. Sentii del liquido caldo scorrermi sulle labbra. Era sangue. Il mio. Uscito dal naso per lo sforzo nell’aver utilizzato la negromanzia per donare una nuova vita a John.

    << Proteggimi ti prego, non voglio morire. >>

    Era mia sorella sorretta per le braccia tra Valentine e Jason.

    << Voglio sapere ogni cosa riguardo quella bestia. >> indicai il suo ventre, nostro figlio, non lo consideravo una mia creatura.

    << Nostro padre ha annunciato la sua nascita in una divinazione. E’ colui che estirperà i traditori negli inferi permettendo a Lucifero di regnare incontrastato per l’eternità. >>

    La guardai negli occhi, la rabbia ed il disgusto per quello che mi aveva costretto a fare facendo leva sul legame che avevo con Flavio. Nutrire un profondo odio non riusciva a quantificare quanto fossi in collera nei suoi confronti.

    << Cazzate. Hanno ucciso Astaroth e vogliono uccidere anche lui o lei ….li ha ingannati, ci deve essere dell’altro. >> indicai nuovamente il suo ventre.

    Lyliane si gettò a terra disperata. Odiavo la sua ipocrisia, la sua faccia, il suo cazzo di odore. Lei.

    << ALZATI CAZZO! >>

    Strisciò carponi fino ai miei piedi, era pallida in volto e due occhiaie scure le segnavano gli occhi febbrili, entrambe le mani posate sul ventre.

    << Mi sta divorando viva. Fallo smettere! Fallo smettere! >>

    Posò il palmo della mano sulla mia che avevo appoggiato sulla coscia. Non appena fummo in contatto rivedi lei, sotto di me, accaldata che godeva come una troia per ogni mio affondo. Mi sottrassi come se mi avesse ustionato la pelle.

    << NON TOCCARMI. >>

    Respiravo affannosamente, dovevo liberami di lei, della cosa che le cresceva dentro e dei demoni di Lucifero, per tornare alla normalità… come se a Littoria si potesse condurre una vita normale. Pensai sarcastico.

    << Ora farai come ti dico. Lascerai la città. Sceglierò quattro dei miei uomini che ti condurranno viva a Napoli. Un’umana è in debito con me. Si occuperà della gravidanza che … porterai a termine. >>

    Nemmeno io potevo credere alle mie parole.

    “Portare a termine la gravidanza… “

    << Consegnerai il neonato nelle sue mani. Non ostacolarla e non opporti a nessuna di queste condizioni. Dopodiché dovrai sparire dinanzi alla mia vista. Non voglio vederti mai più Lyliane. MAI PIU’. >>

    La fissai intensamente. Se l’avessi rivista ancora, l’avrei uccisa con le mie mani.

    Lei annuì. << Perché? … a cosa devo la tua clemenza? >>

    Mi abbassai le maniche della camicia e mi aggiustai il colletto.

    << Lucifero vi vuole morti. Quindi ci comporteremo di conseguenza. >>

    Scelsi quattro dei miei vampiri e li informai degli ordini.

    << Portatela via. Subito. >>

    L’aiutarono ad alzarsi e la condussero via dal casinò.

    Solo, restai in silenzio ed immobile sul divano per un tempo infinito. Il mal di testa era divenuto insopportabile e le scese di sesso come fotogrammi si ripetevano senza sosta nella mia testa. Sudavo freddo e presi a farneticare in latino frasi senza senso, magari un senso ce l’avevano ma non riuscivo più a pensare. Mi strappai letteralmente la camicia di dosso, mettendomi in piedi come un pazzo. Afferrai il tavolino di vetro e lo scagliai sulla parte opposta colpendo la parete, andò in frantumi. Osservai quei frammenti imbambolato, mi sentivo esattamente come loro. A pezzi, distrutto. Alcuni miei servitori impauriti fecero capolino con le loro teste restando sull’uscio delle porte, senza entrare, senza dire una parola. Quando l’ennesimo conato di vomito mi salì in gola, non riuscii a resistere, corsi in bagno e mi liberai nella tazza. Inginocchiato sul marmo, buttai fuori l’anima. Lo stomaco si contraeva e bruciava per lo sforzo. Bevvi dell’acqua dal lavandino, la gola irritata bruciava anch’essa.

    Una volta completamente nudo, entrai nella doccia. L’acqua bollente scorreva sulla pelle, ma non riuscivo a riscaldarmi. Ero un blocco di ghiaccio dentro e fuori. Il vapore oscurò le ante di vetro, sentivo ancora l’odore di lei, del sesso. Era rimasto impresso sulla pelle, ero segnato , irrimediabilmente avrei dovuto conviverci per il resto dei miei giorni.

    O forse erano solo sensazioni scaturite dalla mia mente sconvolta, deviata.

    Presi una spugna ruvida, ci svuotai sopra l’intero flacone di bagnoschiuma alle mandorle dolci e iniziai a strofinarmi la pelle energicamente, ancora e ancora e ancora, fino a scorticarmi la pelle.

    Gettai la spugna a terra e lasciai che l’acqua scorrendo sulla pelle portasse via la schiuma ed i ricordi.

    … ma ciò non avvenne, almeno per i ricordi.

    Ringhiai e un potentissimo pugno colpì la parete. Alcune delle mattonelle si ruppero.

    Sangue fluì dalle mie dita, tingendo l’acqua di rosa.

    Uscii dal bagno ancora bagnato, raggiunsi l’armadio. Alcuni domestici stavano riordinando la stanza ed uno di essi mi offrì un asciugamano grande e soffice. Mi asciugai, presi uno smoking nero, camicia bianca ed inamidata e lo indossai. Rapidamente. Nell’atrio al piano terra del casinò c’era una festa in maschera ed avevo intenzione di andarci e buttarmi tutto alle spalle.

    Una volta pronto indossai la maschera.

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    Nel cuore della festa, mi incamminai verso il bar, quattro dei miei vampiri mascherati, mi scortarono nell’ampio salone. Li liquidai una volta che presi posto sullo sgabello. Il casinò era affollatissimo, uomini e donne, umani e creature sovrannaturali, danzavano, si corteggiavano e ridevano spensierati e felici sulle note di Vivaldi.

    Il casinò si era rivelato uno dei miei investimenti migliori, il denaro sporco ,derivante degli affari illeciti , veniva facilmente e rapidamente ripulito.

    << Uno scotch e Mark… assicurati che il mio bicchiere non sia mai vuoto. >>

    Il barman subito provvide a servirmi.

    Svuotai rapidamente il bicchiere, l’alcool si fece largo a cazzotti nello stomaco infiammato. Con una smorfia di dolore ne mandai giù il secondo.

    Feci cenno a Mark di avvicinarsi.

    << Dammi una dose. >>

    Il barista mi mise nella mani una bustina di coca, non prendevo mai quella merda che commerciavo ma cazzo avevo bisogno di spegnere il cervello.

    Svuotai la bustina sul bancone e presi il portafoglio, con la carta di credito sminuzzai la polverina bianca e la disposi in tre strisce, dopo aver arrotolato un bigliettone da 500 le feci fuori una dietro l’altra.

    Gettai la banconota sul bancone.

    << Prendila. Un anticipo per il tuo silenzio per ciò che vedrai in futuro dentro queste mura. >>

    Sniffare coca non era nel mio stile e non ero nemmeno tanto sicuro che sul mio organismo potesse farmi effetto.

    Ma volevo spegnere tutto ad ogni costo.

    " Un figlio. Porca di quella puttana di una troia. "

    Edited by Iole88 - 21/2/2015, 03:39
     
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    Quando si appoggiò alla balconata potei ammirare meglio il profilo del suo corpo, che era chiaramente molto tonico e atletico, i suoi occhi erano un vero spettacolo, era facile perdercisi dentro, il suo sguardo era così profondo e a tratti anche malinconico… la rendeva un mistero attraente.
    Mi rispose che non sopportava stare in mezzo alla gente, feci un mezzo sorriso

    già abbiamo qualcosa in comune sembra

    mi avvicinai a lei e le porsi uno dei bicchieri che avevo tra le mani e feci un leggero accenno di brindisi, mi portai il flute alla bocca e mi bagnai appena le labbra, dal sapore si capiva subito che lo champagne era di pregiata qualità, e a una festa del genere non mi sarei aspettato altrimenti.

    <<io oltre a non sopportare di stare in mezzo alla folla, detesto proprio la gente…come vedi c’è chi cova sentimenti peggiori dei tuoi>>

    risi guardandola mentre anche lei bagnava la sua gola con quel meraviglioso drink.
    Era talmente bella che probabilmente aveva già fatto strage rifiutando gli uomini che ci avevano prontamente provato con lei.
    Mi voltai distogliendo per un attimo lo sguardo da quella donna, e posandolo sul meraviglioso panorama che si estendeva oltre quella balconata, i miei gomiti a contatto con il marmo freddo della ringhiera mi provocarono un brivido freddo ma piacevole.

    <<la vista da qui è veramente stupenda>>

    dopo tutta la sofferenza a cui avevo assistito, quegli attimi di pace cominciavano a sembrarmi rari ed incredibili.
    Mi girai osservandola di nuovo, aveva le braccia strette al petto

    <<hai freddo?>>

    gli domandai, ma non aspettai una risposta, mi tolsi la giacca e gliela poggiai sulle spalle, gli sfiorai appena la pelle.

    <<tranquilla se vuoi rimanere sola non c’è problema… sparisco… e potrai anche tenerti la giacca>>

    dissi sorridendole e bevendo un’altro sorso di quella meraviglia alcolica.
    Non ero un tipo molesto nelle attenzioni quando si trattava di donne, o almeno non più, dopo che il mio cuore mi aveva tradito più di una volta avevo imparato la lezione.
    In quel momento una liete brezza mi fece gustare il suo buonissimo odore, non era umana.. e questo mi attraeva ancora di più.
    Dalla sala da ballo arrivavano note, parole, risate. Ma tutto quello non poteva che lasciarmi più indifferente, qualcosa mi diceva che come sempre il mio istinto mi stava facendo cacciare in un’altro avventato guaio.

    << spero che tu non voglia… perchè renderesti la mia serata molto più interessante in tua compagnia…>>
     
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    Come sono i turni adesso che ci sono nuovi pg?
     
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    Abbandonai il bagno del casinò, lasciando la mia compagna di giochi in uno stato di catalessi dopo essere stata saziata più volte... e dopo averle anche prelevato parte della sua energia vitale, giusto per ricordo! Messa momentaneamente da parte la mia fame, era ora di godermi la festa di cui finora avevo visto ben poco!

    Mi guardai intorno, cercando Beatrix con lo sguardo. Per un istante il pensiero che ne avesse approfittato per scappare balenò nella mia mente, ma lo scartai con un sorrisetto: sapeva bene a cosa sarebbe andata incontro una volta riacciuffata ed ero perfettamente in grado di localizzarla ovunque si trovasse, ora che anche la sua energia era presente nel mio corpo; senza contare che sarebbe stata un'idiota a fare a meno della mia protezione, con Lucifero e i suoi scagnozzi alle calcagna. No, Beatrix non era così stupida, probabilmente si stava rilassando da qualche parte in mezzo alla folla, o conoscendola stava mordendo ogni singolo invitato col suo temperamento dolce.
    Ridendo tra me e me al solo immaginare la scena, mi avviai verso il bancone del bar, accomodandomi su uno degli alti sgabelli.

    < Un Sex on the beach!>

    ordinai al cameriere. Non amavo particolarmente quel cocktail, ma il suo nome suonava dannatamente bene! Feci passare la cannuccia sotto la maschera, così da poterlo bere senza doverla togliere.
    Spostai nuovamente la mia attenzione sulla folla e notai una giovane donna che, abbandonata la pista da ballo, si stava dirigendo a sua volta verso il bar. I lunghi capelli scuri le incorniciavano il volto celato in parte da una mascherina nera, mentre il suo corpo longilineo e snello velato da un leggero vestito elegante si muoveva con grazia mentre si avvicinava a me, emanando femminilità da tutti i pori. Sospirai stancamente.

    Cosa deve fare un povero incubo per essere lasciato in pace dalle donne?

    Pensai sarcasticamente prima di alzarmi e avvicinarmi a lei.

    < Posso offrire qualcosa da bere a questa magnifica ballerina che non riesce a trovare un cavaliere all'altezza del suo splendore? Perdona la mia franchezza, ma ti ho vista prima mentre ballavi con quello smidollato che insultava con la sua sola presenza la tua bellezza e non ho potuto fare a meno di provare pena e disgusto per come ha sminuito la tua abilità nel ballo.>

    le domandai con fare galante, sfoggiando uno dei miei sorrisi migliori dietro la maschera.
     
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    :Beatrix.png:

    Mi porse uno dei due bicchieri e le nostre mani si sfiorarono. Ritirai bruscamente la mia, prima di toccarlo. Quell'idiota di Malacath non si era preoccupato di prendere un paio di guanti insieme al mio vestito e la mia mano maledetta era completamente priva di protezione.
    Disse di detestare la gente e di covare sentimenti peggiori dei miei. Bevvi un sorso di champagne, così da nascondere il sorrisetto sulle mie labbra.

    Non hai idea di quanto siano pessimi i miei sentimenti!

    pensai tra me e me. Non avevo fatto altro che odiare tutto e tutti per anni, prima che la mia vita cambiasse radicalmente una volta arrivata a Littoria.
    Trattenni a stento un 'bleah' di disgusto nell'assaggiare il vino. Non ne avevo mai bevuto prima e se erano tutti così di certo non ne avrei bevuti mai più! Ma davvero la gente spendeva un sacco di soldi per una cosa così orripilante?

    Lui si votò a rimirare il panorama, soffermandosi su quanto la vista da lì fosse stupenda. La città risplendeva delle mille luci di insegne, lampioni e semafori, mentre sullo sfondo si vedeva il bosco e la scogliera fino al mare. Avevo girato buona parte dell'Europa nel mio peregrinare senza meta e, nonostante lui avesse ragione, preferivo la vista di una natura incontaminata, forse perché priva di esseri umani che non avevano fatto altro che complicare la mia già difficile vita.
    Si accorse che avevo stretto le braccia al petto, ma fraintese le mie intenzioni. Pensando che avessi freddo, mi mise la sua giacca sulla spalle senza neanche darmi il tempo di fermarlo.

    < G-grazie...>

    risposi un po' impacciata. Non ero abituata a gesti così cortesi da dei perfetti sconosciuti. La giacca aveva un ottimo profumo, una fragranza mista al dopobarba e a quello della sua stessa pelle. Disse che se volevo rimanere sola se ne sarebbe andato anche se sperava il contrario, era perfino disposto a lasciarmi la giacca pur di compiacermi. Sorrisi pensando a quanto un vestito elegante e un'acconciatura avessero cambiato di colpo la mai vita. Se mi avesse vista camminare per la strada con i miei capelli arruffati e i vestiti malconci di certo non mi avrebbe riservato tutte quelle attenzioni!

    < No, puoi... rimanere...>

    risposi con un po' di imbarazzo. Per un istante pensai a cosa sarebbe potuto accadere se Malacath fosse spuntato in quel momento e mi avesse vista con quel ragazzo. Uno dei suoi vantaggi su Lucifero era proprio il fatto che io non fossi mai stata con un uomo e era più che intenzionato a non perderlo, quindi temevo di sapere come avrebbe potuto reagire. Ma l'avevo visto allontanarsi con una sgualdrina da quattro soldi, il che mi dava un certo lasso di tempo di vantaggio prima di ritrovarmelo incollato a me. E avevo tutta l'intenzione di godere a pieno di quella poca libertà.
    Mi voltai verso di lui, appoggiando le mani alla balconata dietro di me.

    < Allora, cosa fai oltre a proteggere dal freddo indifese ragazze incontrate ad un ballo?>

    gli domandai con un sorriso. Era la prima volta che mi trovavo a flirtare, se così si poteva dire, con un ragazzo e la cosa mi divertiva.

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    Giadina ecco i nuovi turni ;)




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    Edited by shadygirl11 - 6/3/2015, 18:33
     
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    zalera se n'è andata! ^_^
     
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